Buongiorno Aldo e grazie per il suo commento. Lei pone un problema molto reale. Queste misure vedono il settore del vino come un settore a se stante, cosi’ come le misure a cui lei faceva riferimento. La problematica attuale dei prodotti che lei cita e’ essenzialmente legata all’estensione dell’utilizzo dei cereali (che servono per la produzione del latte e della carne).
Il raddoppio del prezzo del grano degli ultimi 12 mesi e’ da riferirsi al crescente uso dei carburanti biologici in America Latina e, in prospettiva, nel mondo se il prezzo del petrolio continua a tenere.
Io non sono un tecnico, pero’ ad oggi non ho sentito o potuto immaginare che la vite potrebbe essere una coltura “conveniente” per produrre alcol a scopo di autotrazione piuttosto che di riscaldamento. Ipotizzo che ci sara’ un prezzo del petrolio al quale questo possa diventare ipotizzabile (cioe’ versare grappa nel serbatoio anziche’ benzina, con le appropriate modifiche al motore).
Dal lato dei consumi abbiamo questa globalizzazione, cioe’ chi beve di piu’ riduce e chi beve di meno aumenta. La realta e’ che il problema mondiale ammonta a circa 60m di ettolitri e che oggi l’Unione Europea non mi pare spenda molto di meno di quanto va a spendere nei prossimi anni. Soltanto, invece che comprare le eccedenze per equilibrare il mercato, cerca di ridurre la produzione.
Io non credo che il problema sia una debolezza del vino europeo contro gli USA o l’Australia. Il vino europeo sara’ sempre preponderante e centrale, soprattutto quando si parla di picchi di qualita’.
Pero’ non mi sento di darle torto: tra 10 anni potremmo esserci pentiti di aver adottato questa politica (sempre che riescano a implementarla, si intende!)
A presto
Marco Baccaglio